La sharing economy in Asia

L’Asean (Association of South-East Asian Nations) è sempre più protagonista del mercato internazionale, ed ha cominciato una grande opera di digitalizzazione della regione. L’obiettivo è interconnettere circa 663 milioni di abitanti attraverso sistemi e servizi all’avanguardia.

Parliamo della cosiddetta sharing-economy (“economia collaborativa“), un approccio economico relativamente nuovo che promuove forme di consumo più consapevoli basate sul riutilizzo, invece che sull’acquisto, e sulla condivisione, piuttosto che sulla proprietà. Essa comprende una serie di servizi peer-to-peer tra persone (o organizzazioni), a livello orizzontale e al di fuori di logiche professionali, con una caduta dei confini tra finanziatore, produttore e consumatore. Tutto ciò deve venire accompagnato da una piattaforma tecnologica che supporti relazioni digitali, creando un sistema dove la distanza sociale è più rilevante di quella geografica e la fiducia è veicolata attraverso forme di reputazione digitale.

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Per approfondire: Wikinomics 2.0” di Tapscott Don; Williams Anthony D. – BUR (2010)
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Dalle previsioni emerge che il valore dei ricavi mondiali inerenti tali servizi si aggireranno attorno a 335 miliardi di dollari entro il 2025, ed è verosimile credere che il contributo del Sud-est Asiatico sarà consistente, come dimostrano questi dati sulla penetrazione e l’utilizzo di internet nella regione.

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Tuttavia, è ipotizzabile che il contesto imprenditoriale attuale di molti paesi dell’Asean, ed il sistema su cui si basa il funzionamento di molte delle piattaforme peer-to-peer, saranno difficili da conciliare in un’area dove l’assetto legislativo è ancora per certi versi rudimentale. Sarà dunque fondamentale per gli investitori dell’area Asean valutare sia le opportunità offerte dal bacino dei consumatori, sia la regolamentazione in vigore nei vari Paesi.

Per darvi un’idea dell’impatto che la tecnologia, applicata al concetto di sharing economy, ha avuto su settori cristallizzati dell’economia del Sud Est asiatico, usiamo tre esempi presi in prestito dagli analisti di Asean Briefing:

Filippine

Gli imprenditori e il legislatore stanno lavorando per fare delle Filippine un esempio di successo della sharing-economy all’interno dell’Asean. Nel 2015 il Dipartimento dei Trasporti e delle Comunicazioni (DOTC) filippino ha collaborato con fornitori dei servizi di “viaggio condiviso” (ride sharing) per dotarsi di una legislazione diretta a regolare questo nuovo tipo economia. Uber, leader del settore, ha elogiato la legge ed il governo filippino per la capacità di aprirsi all’innovazione. Più recentemente, la World Bank ha cooperato con Grab (il maggior competitor di Uber in Asia, ndr) e il DOTC per lanciare l’iniziativa “Open Traffic”, volta ad aiutare la polizia municipale a gestire sicurezza stradale e traffico attraverso i dati GPS provenienti dai guidatori Grab. La World Bank intende estendere l’iniziativa “Open Traffic” anche alle altre principali città dell’Asean.

Indonesia

Le violente proteste dei tassisti indonesiani e dei guidatori delle motociclette Bajaj verificatesi per le strade di Jakarta dimostrano le problematiche che possono creare le piattaforme di sharing come Uber, Grab e GO-JEK, una start-up filippina specializzata in trasporto su due ruote. Al contempo, tale reazione degli operatori storici del mercato all’introduzione delle piattaforme di sharing dimostra la crescente domanda di tali servizi da parte dei consumatori. Sebbene i tassisti si lamentassero principalmente per le tariffe non sostenibili proposte dalle piattaforme di sharing, il World Economic Forum ha dimostrato che le compagnie di taxi possono competere con Uber e Grab in termini di prezzo, e che i loro network esistenti possono garantire loro una maggiore capacità di servizio rispetto ai concorrenti. Gli ufficiali indonesiani hanno ad oggi opinioni contrastanti in relazione ai servizi di ride sharing. Il clima di incertezza che circonda questo settore è comune a livello globale, specialmente tra i fornitori di mezzi di trasporto tradizionali.

Singapore

Singapore è stato un precoce e vivace centro per le start-up relative alle piattaforme di sharing, anche e soprattutto grazie al contributo proattivo che hanno rivestito legislatori ed investitori in tal senso. Nei primi di aprile di quest’anno, Singapore ha prodotto una regolamentazione ben definita per le piattaforme di ride sharing quali Grab e Uber, affinché possano operare legalmente nella città. Grab ha reagito positivamente alla regolamentazione, che dovrebbe entrare in vigore nella prima metà del 2017 e che richiederà maggiore formazione per i conducenti di auto private. Nel 2015, sei società singaporiane si sono unite per formare la Sharing Economic Association, che promuove la crescita della sharing economy e la collaborazione con il governo locale.

Ma la domanda è in crescita

Nonostante le difficoltà, l’Asean è senz’altro un mercato di grande interesse per le start-up digitali. Il desiderio dei consumatori di allocare prodotti e servizi quasi on-demand ed usufruire di strutture di business flessibili, ha permesso a società come Uber, Grab ed Airbnb di superare gli ostacoli legislativi e di stabilizzarsi in un mercato considerato prossimo leader della digitalizzazione e dell’e-commerce. Resta il fatto che la maggioranza dei Paesi deve ancora dotarsi di una legislazione che regoli i diversi settori della sharing economy, inclusi i servizi alimentari alberghieri, per i quali permane una condizione di vuoto normativo. C’è di buono che i governi guardano favorevolmente l’avvento di un’economia digitale basata sul consumo collaborativo, in quanto in grado di fornire soluzioni (anche solo temporanee) a bisogni quotidiani che le reti infrastrutturali attuali non riescono a soddisfare. Un caso banale è fornito dalle piattaforme di ride sharing che permettono di evitare tariffe per la sosta, stress nella ricerca del parcheggio e lunghissimi tempi di percorrenza in città caotiche come quelle asiatiche.

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Confronto sulla diffusione del servizio taxi in 4 grandi aree metropolitane dell’Asean – Credit Suisse Securities Research & Analytics su dati Euromonitor

Il boom della sharing economy dovrebbe far bene anche al settore del turismo, permettendo ai viaggiatori di documentarsi velocemente e prenotare il proprio soggiorno nel Sud-Est asiatico. Ma anche in questo caso, il rischio è dietro l’angolo. La sfida sta nello sviluppo di infrastrutture digitali: stiamo parlando di moltiplicare i sistemi di pagamento on-line e trovare un sistema in grado di penetrare anche le regioni in cui il contante è ancora il principale mezzo di pagamento. In effetti, come mostra il grafico che segue, nei grandi Paesi dell’Asean, la metà delle persone non sono abituate ad effettuare transazioni elettroniche.

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Strumenti di pagamenti più usati nell’area Asean – dati: Nielsen Global Survey of Saving and Investment Strategies (2014)

Certamente l’Asean rappresenta uno dei mercati più interessanti e promettenti per la diffusione della sharing economy, caratterizzato da una crescente domanda da parte dei consumatori. Tuttavia, al fine di sfruttare tale potenziale e controllare la sua natura dirompente, è necessario che gli investitori, i colossi del settore e i legislatori abbiano un approccio proattivo e collaborativo.

di Luca Garruba