La risoluzione ONU che chiedeva una tregua di 30 giorni per consegnare aiuti umanitari alla popolazione assediata nella Ghouta orientale è stata ignorata e l’offensiva continua senza sosta, in nome della “lotta al terrorismo”.
L’obiettivo era fermare, seppur temporaneamente, il bagno di sangue in corso da una settimana con l’intensificarsi dell’offensiva aerea russa e siriana contro l’enclave ribelle di Ghouta, vicino Damasco, il sobborgo assediato dal 2012 e bersaglio dell’attacco al sarin del 2013, dove giorni prima dell’offensiva era arrivata l’elite delle forze speciali siriane. La zona della Ghouta è in mano alle fazioni ribelli di Jaish al Islam, una formazione salafita, e vede intrappolati circa 350mila civili, che oltre che per le bombe muoiono anche di stenti e malattie a causa dell’assedio governativo e della distruzione degli ospedali.
Nei primi cinque giorni di offensiva sono stati uccisi 500 civili – ma il bilancio sale di ora in ora – e sarebbero state anche usate bombe incendiarie e bombe al cloro. Secondo i medici e la protezione civile di Ghouta almeno 18 civili sono stati assistiti per sintomi compatibili con l’esposizione da gas clorino.
Mentre il The Guardian titola “Aspettare che ad Assad e Putin finiscano le persone da uccidere. È questo il nostro piano?”, l’Iran ha annunciato che l’offensiva proseguirà. Un massacro di civili che ricorda quello compiuto con la presa di Aleppo nel dicembre 2016, con la differenza che allora i civili furono deportati a Idlib mentre da Ghouta non c’è via di fuga.
Per capire quanto sia difficile fermare il massacro basti pensare ai commenti, che stanno proliferando su Facebook, di alcuni sostenitori del regime siriano a Damasco che con l’ashtag #BurnGhouta (“Bruciate Ghouta”) esortano le forze governative a “bruciare Ghouta con le sue donne e bambini” perché “sono tutti terroristi, anche i bambini”, invocando “nessun cessate il fuoco, nessuna riconciliazione”.
Sebbene siano l’esternazione delle opinioni personali di alcuni singoli cittadini, il numero e il contenuto dei commenti indica quanto profonda sia la divisione tra siriani stessi e quanto difficili siano le possibilità di riconciliare la società dopo sette anni di crimini contro l’umanità, come quello in corso a Ghouta.
di Samantha Falciatori