La situazione siriana è un inferno. Capire cosa sta succedendo è doveroso in quanto esseri umani e indispensabile per la comprensione di quei fenomeni che travalicano i confini naturali di quella terra. Per questo motivo la nostra Rivista seguirà più da vicino la guerra siriana, che in realtà sono tante guerre diverse e sovrapposte, in modo da fornire un quadro sempre aggiornato e il più chiaro possibile.
Il Procuratore federale tedesco ha spiccato un mandato di arresto internazionale per crimini contro l’umanità contro Jamil Hassan, responsabile di torture e uccisioni di massa e capo dell’Intelligence dell’Aeronautica siriana.
Il Procuratore federale della Corte di Giustizia tedesca ha emesso un mandato d’arresto internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità contro il generale Jamil Hassan, capo dell’Intelligence dell’Aeronautica siriana, ritenuta la più brutale tra le forze armate siriane.
Si tratta del primo mandato d’arresto contro un funzionario siriano per le atrocità commesse contro la popolazione civile dal 2011 a oggi. L’accusa infatti è di crimini contro l’umanità: secondo i giudici tedeschi Hassan, in quanto capo dei servizi dell’aeronautica, ha ordinato e supervisionato l’uso sistematico della tortura, dell’omicidio e dello stupro per reprimere le manifestazioni di piazza tra il 2011 e il 2013 contro migliaia di civili.
Jamil Hassan, già sottoposto a sanzioni internazionali per il ruolo avuto nella repressione, è il generale che nel 2016 dichiarò che il regime siriano avrebbe dovuto reprimere le manifestazioni in modo ancora più brutale, per stroncarle sul nascere. Dal suo punto di vista, i bombardamenti, gli assedi, le torture di massa e le esecuzioni sommarie che il regime ha impiegato sin dai primi giorni delle manifestazioni non furono sufficienti.
Il procedimento legale contro di lui era stato avviato dopo le numerose denunce dei rifugiati siriani residenti in Germania inoltrate tramite il Centro europeo per i diritti costituzionali e umani (ECCHR). L’avvocato dell’ECCHR che ha seguito il procedimento, Anwar al-Bunni, ha dichiarato:
Questa è una vittoria per la giustizia. È una vittoria per il sistema giudiziario tedesco e per i siriani, la cui fede nella giustizia sarà ripristinata. Possiamo solo sperare che il prossimo mandato d’arresto sia per Bashar al-Assad.”
La responsabilità delle più alte cariche dello Stato siriano nei crimini contro l’umanità commessi durante il conflitto è stata infatti provata e documentata negli ultimi anni oltre ogni dubbio da numerose Commissioni d’inchiesta e organizzazioni siriane e internazionali che si avvalgono di giuristi internazionali ed ex Procuratori della Corte Penale Internazionale, del Tribunale per l’ex Jugoslavia, del Tribunale per il Rwanda e del Tribunale speciale per la Sierra Leone. Tra loro Stephen Rapp, che ha dichiarato che:
le prove contro il regime di Bashar al Assad sono più solide di quelle che si avevano contro Milošević e Taylor, entrambi condannati, e persino maggiori di quelle di cui disponeva il Tribunale di Norimberga.”
Tra le prove basti citare gli oltre 600.000 documenti di ordini di esecuzioni e torture firmati anche dallo stesso Bashar al Assad e le migliaia di foto di civili torturati a morte nei centri di detenzione siriane trafugate da un disertore della polizia militare e note come “il caso Caesar”, che Zeppelin aveva portato in mostra a Milano nel marzo 2017.
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Anche se sarà improbabile che Hassan venga arrestato nel prossimo futuro, la decisione dei giudici tedeschi segna una pietra miliare nel lento e faticoso percorso verso la giustizia, non solo perché per la prima volta un uomo di alto rango, appartenente all’entourage di Assad, è chiamato a rispondere dei crimini commessi, ma anche perché dimostra che il principio di giurisdizione universale può essere applicato con successo.
Si tratta di un principio giuridico secondo cui uno Stato terzo può avviare processi per crimini di guerra, contro l’umanità e genocidio anche se commessi in altri Paesi, data la loro estrema gravità.
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Finora molti Paesi europei hanno avviato procedimenti penali contro personalità siriane sulla base della giurisdizione universale, come Francia, Spagna, Svezia e Olanda, ma è la prima volta che viene spiccato un mandato d’arresto internazionale: un passo avanti fondamentale nella battaglia per la verità e la giustizia che milioni di siriani e non solo perseguono da anni.
di Samantha Falciatori