Dopo l’accoglienza degli oltre 600 migranti a bordo della nave Aquarius, nel porto di Valencia, il Governo del socialista Pedro Sánchez ha espresso la volontà di “cambiare rotta” nella gestione di migranti e confini nazionali. Ecco come.
Cambio di passo in Spagna, con il nuovo Governo di Pedro Sánchez. L’Esecutivo di Madrid, infatti, starebbe lavorando alla rimozione del muro di filo spinato che corre lungo il confine tra il Marocco e le enclavi di Melilla e Ceuta.
La lunga cortina di acciaio e metallo è stata eretta nel 2005 dall’allora premier socialdemocratico Louis Zapatero e rinforzata nel 2013 dal popolar-conservatore Mariano Rajoy.
Il Governo di Spagna contro le “concertinas“
Il neo-ministro dell’Interno Fernando Grande-Marlaska ha confermato l’intenzione di superare l’utilizzo dei “muri” anche per rispondere alle richieste di tutela dei diritti umani dei migranti.
È una mia priorità e farò tutto il possibile perché le recinzioni di filo spinato lungo il confine con il Marocco siano rimosse.
Una posizione che ha ricevuto il plauso delle associazioni umanitarie e anche dell’ala più a Sinistra nelle Cortes spagnole.
Il Governo di Sánchez, con la precaria maggioranza che lo appoggia, ha bisogno di creare alleanze (puntando su politiche di rottura rispetto al recente passato) che gli garantiscano la sopravvivenza.
Una decisione, quella di Madrid, in netta contrapposizione a quanto invece accade in altri Paesi europei che invece puntano all’innalzamento di barriere lungo i confini.
Le pesanti critiche
Le “muraglie” di filo spinato sono state duramente criticate negli anni, soprattutto per i gravi incidenti che si sono verificati. E’ tristemente noto che migliaia di migranti, nell’intento di attraversare il confine scavalcando la recinzione, sono rimasti gravemente feriti, con buona pace dei Governi (di Destra e di Sinistra) che si sono susseguiti alla guida della Spagna.
Non è più ragionevole e accettabile vedere persone che saltano attraverso le recinzioni; possiamo intervenire prima, all’origine del fenomeno.
Queste le parole del ministro Fernando Grande ai microfoni spagnoli dell’emittente radiofonica “Onda Cero“. Allo scorso 31 maggio, secondo i dati del Ministero dell’Interno, circa 2.400 migranti sono riusciti a entrare in territorio spagnolo senza passare dagli accessi ufficiali.
E’ necessario avere una seria politica di controllo delle frontiere e dei flussi e sono convinto che si possa garantire sicurezza alle frontiere anche con mezzi meno invasivi.
Una posizione che è ben lontana da quanto invece proposto dai Paesi dell’Est Europa che, senza farne mistero, più di una volta hanno ipotizzato la creazione di “barriere fisiche” per limitare l’accesso dei migranti.
Un’altra notizia passata (quasi) inosservata
La notizia, insieme a quella del “ritorno” alla sanità pubblica per circa 75mila cittadini spagnoli, ha però offuscato un particolare politico da non sottovalutare.
L’ex premier Mariano Rajoy, proprio lo scorso 15 giugno, si è dimesso dal Congresso dopo quasi 33 anni ininterrotti di presenza nelle aule parlamentari spagnole. Il 5 giugno, l’ex Capo del Governo, si era dimesso anche dalla guida del Partito popolare.
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La Spagna, dopo anni di chiusura, forse cambia passo. Ma quale sarà il prezzo da pagare, dal punto di vista della politica interna e in termini di consenso elettorale, nel breve periodo?
di Omar Porro