Il gigante e la formica

Sembra che il Venezuela stia vivendo uno dei momenti più complicati della sua storia recente. Si tratta di una vera spinta verso un ripensamento della vita democratica, o è l’ennesimo tentativo di ingerenza statunitense in America latina?

Chi studia geopolitica o finanza pensando di prescindere dalla storia fa un po’ come chi pensa di poter vincere le guerre con i proclami e non con le armi: sembra opinabile finché non inizia la guerra, poi diviene ovvio quanto sia impossibile procedere senza una base concreta.

Confrontandosi con molte persone in questo momento convulso della storia Venezuelana, soprattutto nell’ambito dei riconoscimenti multipli del nuovo presidente o presunto tale, ci si rende conto che esiste molta confusione riguardo a questa nazione e ai suoi rapporti complessi con gli Stati Uniti.

Il presidente Maduro annuncia la sospensione dei rapporti diplomatici con il governo degli Stati Uniti il 23 Gennaio scorso. Credits to: Prensa Latina

Per agevolare una comprensione più concreta di questo fenomeno si è quindi stilata una cronistoria.

1902  L’Italia, la Francia e la Germania impongono il blocco navale al Venezuela perché non paga dei debiti finanziari contratti con la guerra civile. Gli Americani mantengono un profilo ambiguo, interessati da una parte a non permettere l’infiltrazione tedesca in sud america ma dall’altra non volendo inimicarsi le potenze europee.

1908 Scoppia la crisi Venezuela-Olanda che porta ad un nuovo blocco navale e alla crisi che porterà all’ennesimo colpo di stato e alla nomina ottriata di un nuovo presidente Gomez – più gradito all’Europa – che porrà fine alla crisi.

1948 Il dittatore anti-comunista  Marcos Perez Jimenez, con il supporto degli Stati Uniti, prende il potere ai danni del primo presidente democraticamente eletto in Venezuela, Romulo Galegos, e apre alle multinazionali americane del petrolio per la gestione delle riserve di greggio del Paese generando un vero e proprio boom economico. Per i successivi dieci anni gli Americani mantengono saldi il loro controllo sulla nazione attraverso il movimento Seguridad Nacional che si riserverà di trovare, internare ed eliminare qualsiasi oppositore al regime o simpatizzante comunista.

Il generale Jimenez, presidente del Venezuela dal 1953 al 1958.

1958 Finisce l’era Jimenez e viene firmato l’accordo di Puntofijo, una strana amnistia fra i principali partiti politici che si impegnano a mantenere la pace e la democrazia nel paese. Naturalmente l’accordo esclude il partito Comunista e pone il Venezuela in una condizione per cui possano cambiare i governi ma non gli accordi economici con gli Stati Uniti
 [1] .

1998 Hugo Chavez diviene il presidente del Venezuela e inizia un progressivo processo di nazionalizzazione delle riserve petrolifere divenendo uno dei principali avversari degli interessi economici degli USA. Il primo impatto immediato è una maggiore ricchezza del paese che viene distribuita a pioggia sulla popolazione e innalza notevolmente il PIL del Venezuela.

Durante i dieci anni di presidenza Chavez assume una politica di rottura nei confronti dei paesi isolati dagli Stati Uniti, riallacciando i rapporti con Cuba e facendola uscire dal suo isolamento locale, e violando anche le norme imposte dagli USA e facendo visita a Saddam Hussein.

Il presidente Hugo Chávez durante uno dei suoi “celebri” interventi indirizzati all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. Credits: UN Photo/Susan Markisz

2002 In aprile gli Stati Uniti passano al contrattacco supportando un tentativo di colpo di stato in Venezuela ai danni Chavez che però resta al potere sopravvivendo da quel momento a svariati falliti attentati alla sua vita.

2005 I paesi del sud America di fatto rigettano una proposta degli stati Uniti per “monitorare la democrazia in sud america” immaginata per isolare il Venezuela dimostrando un qual certo supporto alla politica di Chavez. Seguiranno anni convulsi in cui il governo di Chavez assume connotati più autoritari e in cui i paesi del MERCOSUR e gli Stati Uniti attuano una manovra di isolamento nei confronti del Venezuela. Chavez, con elezioni sempre meno limpide, raggiunge il quarto mandato.

2013 Con la morte di Chavez la situazione diviene ancora più confusa. Maduro, nominato da Chavez come suo successore, prende il potere nonostante le norme sulla successione democratica siano fumose e poco chiare anche alla stessa opposizione.  Da questo momento le sommosse di piazza saranno sempre crescenti anche se serpeggia il ragionevole dubbio che siano sobillate dagli Stati Uniti. Inizia il gioco delle espulsioni reciproche dei diplomatici che andrà avanti per tutto il 2014.

Il presidente Nicolas Maduro, esponente del Partito Socialista Unito del Venezuela, è in carica dall’Aprile 2013. Credits: Reuters

2015 Gli Stati Uniti dichiarano il Venezuela una minaccia per la propria sicurezza nazionale.

2017 In Aprile, in risposta alle crescenti proteste, sobillate secondo il governo Venezuelano dagli Stati Uniti, viene chiusa la fabbrica estrattiva della General Motors in Venezuela. In Agosto dello stesso anno il nuovo Presidente eletto degli Stati Uniti dichiara che esiste la possibilità di un intervento armato in Venezuela.

Juan Guaidò, presidente dell’Assemblea Nazionale del Venezuela, si è auto-proclamata presidente ad interim il 23 Gennaio scorso. Credits: AP

2019 In un crescendo di scontri di piazza, fame e distruzione che attraversa tutto il paese, gli stati uniti riconoscono il signor Juan Guaidó come nuovo presidente Venezuelano facendo pressioni su tutto il mondo perché facciano lo stesso.

La realtà storica è spesso poco gradita, specialmente in Italia, perché mette in luce come argomenti apparentemente opinabili non lo siano o per lo meno siano molto più complessi di quanto si lasci intendere. Gli Stati Uniti dopo il rovinoso abbandono delle politiche del Vicino Oriente chiudono la tenaglia su di un paese stremato, e serrano i ranghi sui loro alleati perché si allineino su questa posizione, dimostrando ancora una volta come essere possessori di vasti giacimenti di petrolio possa rivelarsi una vera sciagura.

Nel frattanto a farne le spese è il popolo Venezuelano e purtroppo non si intravede una facile risoluzione per questa difficile situazione, schiacciati fra un governo autoritario ed incapace di affrontare le profonde crisi del paese e un governo fantoccio espressione della volontà americana di riprendere il controllo sulla regione.


[1] Rich, Michael Glenn (2001). Democracy, Journalism, and the Press: Venezuela in 1958. The University of Iowa.

di Tanator Tenabaun